lunedì 18 dicembre 2023

LA TRAGICA SOLITUDINE DI ISRAELE E LA PULSIONE IRREFRENABILE DI GUERRA

Israele è ossessionato dalla necessità di difendersi. Si potrebbe asserire che la sua idea di nazione nasce con il profondo convincimento che nessun altro stato, che nessun popolo possa essere amico (figuriamoci se arabo). Israele "sente" la solitudine del suo popolo come una tragedia e allo stesso tempo come un dono del suo dio. Solitudine in quanto prescelto come popolo eletto.

Neanche gli europei e gli Statunitensi sono realmente amici. Sono solo delle nazioni potenti con cui è necessario mantenere rapporti di buon vicinato. Anche loro potrebbero essere tentati di aggredire Israele e ripetere i crimini del nazifascismo.

Il sentimento tragico con cui gran parte del popolo israeliano (e più in particolare quello ebraico) vive la sua quotidianità lo rende disperato e allo stesso tempo refrattario a un qualsiasi tipo di dialogo e di riflessione critica che pare del tutto assente quando si tratti di esplorare e discutere la propria identità. Da qui la sua cecità nei confronti degli altri e del problema palestinese. 

Cecità sfruttata abilmente dagli "ebrei" europei che hanno elaborato l'ideologia sionista puntellata da razzismo e da prevaricazione per difesa, da disprezzo per l'umanità altra. Sono questi costrutti psicologici e culturali che allontanano questa nazione, così sofferente nel proprio intimo, ad un serio progetto di pace.

Un'ideologia che è penetrata in profondità nelle sfere più alte della Finanza e delle massonerie e che favorisce dunque una partecipazione in prima fila alle questioni planetarie.

Israele vivrà perennemente in guerra, almeno fino quando glielo permetteranno gli ebrei che non aspirano ad una costruzione statuale ( già Einstein aveva giudicato incomprensibile l'idea di una stato ebraico) e fino quando gli arabi non l'avranno domata.

Del resto, con personaggi come Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale o come Bezalel Smotrich, ministro della difesa nonché delle finanze, non c'è che da aspettarci guerra per il ritorno auspicato a Gaza dei coloni trasferiti a suo tempo da Sharon e per l'annessione della Cisgiordania. 

E alla guerra sionista risponderà la guerra dei colonizzati, del Paese sotto occupazione, della Resistenza... La pace è lontana così come è lontana la proposta di due stati, a causa dell’impossibilità di rispetto reciproco dovuto all’ideologia sionista e ad un secolo di violenze subite dagli oppressi e dalla strage ultima, un’aberrazione luciferina

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