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mercoledì 7 ottobre 2020

VUOL RIFARE LA DC CHI E’ STATO ACCUSATO DAI VESCOVI DI NON RISPETTARE LA “LIBERTA’ DI CULTO”

Antonio Socci
  
Sa Defenza








STRANI GIORNI: VUOL RIFARE LA DC CHI E’ STATO ACCUSATO DAI VESCOVI DI NON RISPETTARE LA “LIBERTA’ DI CULTO” E GUIDA UNA COALIZIONE IN CUI SEMPRE I VESCOVI VEDONO “DERIVE LIBERTICIDE


Ora anche il povero san Francesco d’Assisi viene trascinato nelle lotte di potere interne al governo giallorosso. Il paradosso è che a “usare” il santo Patrono d’Italia ieri, ad Assisi, è stato quel Giuseppe Conte che è a capo della coalizione di governo più laicista e anticattolica della storia repubblicana: quella che ha fatto insorgere la Cei per la mancata riapertura delle chiese (scrissero che era minacciata la “libertà di culto”) e che ha fatto insorgere la Cei pure per la legge Zan in cui i vescovi vedono “derive liberticide”.

Il Capo del governo – secondo alcuni – sta preparando il terreno a un suo partito che vorrebbe dirsi addirittura d’ispirazione cattolica. Paradosso tipico di un’epoca e di un premier per cui le parole non hanno più nulla a che fare con la realtà.

Peccato che lo smemorato Conte ieri, ad Assisi, sia incorso in una gaffe clamorosa. Per l’operazione che ha in mente infatti ha coniato uno slogan che invece di rimandare a san Francesco evoca involontariamente Licio Gelli: “Piano di rinascita”.

Il sito della “Stampa” ha titolato: “ ‘Piano di rinascita’. Conte sdogana lo slogan P2”. Perfino sul sito del “Fatto quotidiano”, il giornale più contiano, Antonello Caporale ha commentato desolato: “Chiamatelo come volete, ma non Piano di Rinascita”.

Eppure non è neanche la prima volta. Già il 4 giugno scorso Conte – parlando della ripartenza del Paese dopo il Covid – parlò di “Piano di rinascita nazionale”.

Tanto l’on. Enrico Borghi, deputato Pd, protestò: “Eviterei definizioni tipo ‘Piano di rinascita democratica’ oppure ‘Programma di rinascita nazionale’. Almeno per la memoria di Tina Anselmi”.

Però Caporale ricorda che “anche dalla bocca di Nicola Zingaretti, il segretario del Pd, abbiamo udito questa superficialità lessicale, che è figlia di una colpevole e piuttosto insopportabile smemoratezza”.

Dunque ieri ad Assisi Conte c’è ricascato con il “Piano di Rinascita nazionale”. Però, secondo diversi osservatori e molte voci di palazzo, il premier starebbe caldeggiando un’altra rinascita: quella della Dc o di un partito della “sinistra Dc”.

A dire il vero ci sarebbe già la “sinistra dc” storica che fa parte del Pd (era la Margherita), ma di “cattolico” l’attuale Pd, a guida (post)comunista non ha proprio nulla. E’ piuttosto una sorta di “Partito radicale” di obbedienza tedesco-merkeliana con un’ideologia “politically correct” e la vecchia arroganza comunista.

Il possibile “nuovo” partitello cattoprogressista sarebbe il punto d’incontro di molti viandanti in cerca di alloggio politico. La prima carovana è quella di alcuni esponenti del mondo bergogliano, perlopiù generali senza esercito, in cerca di un qualche protagonismo politico.

Hanno la sponsorizzazione della Cei e infatti ieri “Avvenire”, il giornale dei vescovi, lanciava l’operazione su un’intera pagina con questo titolo: “Cristiani e autonomi, partito al via”. Sottotitolo: “Parte la nuova formazione politica. Zamagni: bipolarismo ha fallito, pensiero cattolico torni protagonista. Oggi, con il documento programmatico, saranno decisi nome e simbolo. Leadership collegiale: 21 membri”.

Ma la cosa più importante era il trafiletto che “Avvenire” affiancava all’articolo: “Tanti guardano al centro. Aspettando Conte”. Effettivamente Conte-Godot è considerato l’aggregatore ideale di questo presunto centro moderato. Ma, dice “Avvenire”, occorre una condizione: la definizione della legge elettorale “e in particolare delle soglie di sbarramento”.

Ad agitarsi attorno al fantasma della Balena Bianca infatti sono in tanti e tutti pesci piccolissimi: da Italia viva di Renzi (reduce da una pesante batosta alle regionali) a quel che è rimasto dell’Udc, da “Noi con l’Italia” di Maurizio Lupi al gruppetto di Bentivogli, da quello di Giro fino al Centro Democratico di Bruno Tabacci (e non dimentichiamo Mastella, Casini, Alfano…).

Potrebbe essere Conte il “federatore” di un partitello “cattoprogressista-ecologista” intenzionato a mettersi sull’onda del papato (al tramonto) di Bergoglio?

Finora il premier aveva sempre tranquillizzato Pd e M5S che, ovviamente, sarebbero i più danneggiati da un’operazione del genere. Ma ultimamente sembra che agitare il fantasma di questo partito gli serva per tenere a bada Zingaretti e il Pd i quali – sentendosi rafforzati dal voto delle regionali – pretenderebbero di dettar legge all’esecutivo.

Il governo in effetti è completamente impantanato, il Pd freme e vorrebbe dargli una scossa, vista la crisi galoppante del paese e il Recovery fund che si allontana, così il premier Conte risponde in due modi: da una parte lo “stato d’emergenza” che gli permette di alimentare la paura collettiva, rendendo molto difficile mettere sotto tiro il governo (magari coltiva pure la speranza di tornare a sermoneggiare in tv e far risalire la sua popolarità).

Dall’altra risponde con la velata minaccia di essere lui stesso a dimettersi e chiedere elezioni anticipate capeggiando un partito che sottrarrebbe voti a Pd e M5S.

E’ quanto fa credere lo scaltro Gianfranco Rotondi, ritenuto molto vicino a Conte, con questo messaggio: “Alle elezioni anticipate – come diceva Prodi – non ci si va. Ci si casca. Nel senso che a Palazzo Chigi saprebbero cosa fare se, al Senato, Renzi e un pezzo del Pd assecondassero un incidente parlamentare: Conte prima salirebbe al Colle per dimettersi, poi denuncerebbe davanti all’opinione pubblica l’agguato e il tradimento, e infine chiederebbe di tornare al voto”.

Magari è solo una minaccia, ma intanto il premier continua a tessere la sua tela, perfino verso certi settori del centrodestra. Infatti il prossimo week end a Saint Vincent concluderà una curiosa tre giorni sul tema: “Laudato si’: la politica cristiana dal bianco al verde”.

Per capire di cosa si tratta basta scorrere i nomi dei partecipanti: l’ex ministro verde Alfonso Pecoraro Scanio, Rocco Buttiglione, Renato Schifani e Michela Vittoria Brambilla. Sembra all’insegna del bergoglismo.

Dal primo dibattito (“L’enciclica Laudato si’ cinque anni dopo: la cura del creato nuova frontiera dell’impegno politico dei cattolici”) al successivo: “Cattolici ed ecologisti: è l’ora di un’alleanza per la terra?”. Le conclusioni dell’11 ottobre – celebrata la Messa – saranno tirate proprio da Conte dopo un discorso di Silvio Berlusconi (sarà interessante sentire cosa ne dicono Marco Travaglio e i grillini).

Che tutto questo possa sfociare in un partito che abbia un senso è difficile immaginarlo. Ma resta lo stupefacente spettacolo di un premier che – non avendo nessuna identità politica – è pronto a “giocherellare” con tutte per restare a Palazzo Chigi (o magari salire su colli più alti). Mentre l’Italia è sull’orlo del baratro.


Antonio Socci

https://sadefenza.blogspot.com/2020/10/vuol-rifare-la-dc-chi-e-stato-accusato.html


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mercoledì 29 maggio 2019

ECCO PERCHE’ I CATTOLICI HANNO AFFONDATO IL POLITICO BERGOGLIO CHE (OLTRE ALLA CHIESA) AFFOSSA TUTTI QUELLI CHE SPONSORIZZA.

ECCO PERCHE’ I CATTOLICI HANNO AFFONDATO IL POLITICO BERGOGLIO CHE (OLTRE ALLA CHIESA) AFFOSSA TUTTI QUELLI CHE SPONSORIZZA.

Antonio Socci
Sa Defenza 




Ormai sembra il bacio della morte. Tutto quello che Bergoglio tocca va in rovina. Nella Chiesa anzitutto (ed è evidente a tutti). Ma anche nella politica, che poi è la vera ossessione del gesuita argentino.

Alle presidenziali americane  si lanciò contro Trump (e a favore della Clinton) e Trump trionfò, mentre Hillary sprofondò. La stessa cosa è accaduta nelle presidenziali della sua Argentina e in quelle del BrasileDue sconfitte brucianti per i candidati sostenuti da lui.

Eguale disastro alle consultazioni in Colombia. Fece fare poi opposizione alla Brexit e sappiamo come è finita. Ormai si dovrebbe sfuggire l’appoggio di Bergoglio come una condanna sicura.

In Italia il Pd  dal 2013 ha seguito Bergoglio nella sua linea migrazionista. Così il Vaticano nel 2016 appoggiò il referendum costituzionale di Renzi  e fu un tale disastro  che il governo dello stesso Renzi crollò. Poi, alle elezioni del 2018, la chiesa bergogliana  sostenne il Pd contro Lega e centrodestra e il Pd uscì a pezzi, precipitando al minimo storico, con le dimissioni di Renzi dalla segreteria.

Alle elezioni europee del 2019, per fermare Salvini, il Vaticano ha instaurato un collegamento con il M5S, che è ultralaicista, ma a Bergoglio non importa: a lui interessava che Di Maio bombardasse quotidianamente Salvini. E Di Maio lo ha fatto.  Un cardinale  aveva confidato al “Fatto quotidiano” che in Vaticano “i Cinque Stelle sono di casa”. Ebbene, anche per il M5S quello di Bergoglio è stato il bacio della morte: crollo e voti dimezzati.

Così queste elezioni europee ci hanno consegnato un vincitore, Matteo Salvini, e due sconfitti assoluti: il M5S e Giorgio Mario Bergoglio. E’ evidente a tutti perché Bergoglio, dimenticandosi il sacro ministero del Vicario di Cristo, in queste settimane si è buttato anima e corpo nella mischia politica lanciandosi in una campagna elettorale sfrenata contro Salvini.

Il vescovo di Roma ha trascinato anche la Chiesa italiana in un vortice di fanatismo antisalviniano che è arrivato fino al punto di permettere al “Fatto quotidiano” di titolare: “Il papa è la vera opposizione a Matteo Salvini”. E anche: “Cei: ‘Votate tutti tranne Salvini’ ”.

“L’Espresso”, proprio nel giorno del voto, ha dedicato la copertina a Bergoglio, come eroe della Sinistra, lo “Zorro” che avrebbe dovuto spazzar via il leader leghista. Eloquente il sottotitolo: “Gli striscioni e le maschere. Il popolo della protesta e la Chiesa di papa Bergoglio che passa all’opposizione”.

Ha voluto trasformarsi in politico (umiliando la Cattedra di Pietro e scandalizzando milioni di credenti) , dunque è giusto che Bergoglio venga ora valutato come politico: bocciato totalmente  dal popolo e soprattutto dal popolo cattolico. In quanto politico è stato addirittura sfiduciato dai fedeli che hanno sfruttato questa occasione per far capire al Vaticano come la pensano sul papato di estrema sinistra che ha ridotto la Chiesa in condizioni penose e che vuole riempire l’Italia di immigrati (magari islamici).

Lo svilimento del ministero pietrino, lo svuotamento della fede ad una dimensione tutta orizzontale, sociologica, da attivismo politicante di estrema sinistra, il concentrarsi esclusivo e ossessivo sui migranti, l’essere del tutto indifferente ai problemi del nostro popolo, tutto questo ha convinto la gente che l’attuale vertice vaticano – oltre a maltrattare i cristiani spesso con pessime espressioni – disprezzi gli italiani e, dopo l’episodio del cardinale elettricista, si è avuta la netta sensazione che non rispetti neanche lo Stato italiano e le sue regole.

E’ stata un’operazione sconcertante. In queste settimane di massacri di cristiani nel mondo, di attacchi pesanti alla vita e di dati allarmanti che mostrano lo svuotarsi delle chiese in Italia, la gerarchia vaticana, infischiandosene di Dio, ha ritenuto di gridare allo scandalo per l’unica cosa per la quale avrebbe dovuto esultare: un politico che affida i destini d’Italia e d’Europa al Cuore Immacolato di Maria e che richiama la sua gente alla protezione dei santi patroni dell’Europa.

La corte bergogliana è inorridita davanti a un rosario quasi come se ne avessero terrore. Bergoglio ha perfino fatto sapere che lui non stringerà mai la mano a Salvini : eppure aveva stretto calorosamente la mano alla laicissima e abortista Bonino e aveva accolto in Vaticano il Centro sociale Leoncavallo con altri centri sociali della sinistra sudamericana.

In effetti il Bergoglio che inorridisce per il rosario baciato da Salvini  in piazza è lo stesso Bergoglio che gradì (portandolo con sé) il dono del socialista boliviano Morales: la falce e martello con sopra l’immagine di Cristo. Non si scandalizzò e non insorse come ha fatto quando Salvini ha baciato il rosario.

Se il messaggio di Bergoglio – tramite la Cei – è stato (come sintetizzato dal “Fatto”) “votate tutti tranne Salvini”, il popolo italiano e anzitutto il popolo cattolico ha risposto votando Salvini e bocciando Bergoglio e la Cei.

Salvini lo ha capito e nei commenti a caldo, la sera di domenica, è tornato a baciare il rosario e a ringraziare la Madonna, proprio per ringraziare i tanti cattolici che gli hanno dato fiducia e per ribadire la sua convinta difesa delle radici spirituali dell’Italia e dell’Europa, che poi è la tenace battaglia per la nostra identità.

Dopo che i catto-progressisti, in questi decenni, hanno tanto enfatizzato (a parole) il ruolo dei laici nella Chiesa, le gerarchie clerico-progressiste hanno invaso abusivamente il campo dei laici, la politica, e hanno fallito, venendo sonoramente bocciati dal laicato cattolico.

Dunque adesso imparino  dai cattolici. Apprendano umilmente la lezione  che i laici, nel loro campo specifico, hanno dato alla corte bergogliana e alla Cei. Facciano mea culpa e chiedano scusa al popolo cattolico, che hanno tradito, e a tutti gli italiani.
Tornino, queste gerarchie, a occuparsi della fede, di Gesù Cristo, e magari – invece di fare comizi – riportino per le strade delle città la Madonna pellegrina che un tempo servì anche per ricordare al popolo il pericolo mortale del comunismo (persecutore dei cristiani).

Bergoglio e la Cei potrebbero chiedere a qualche laico di insegnare  loro la devozione alla Madonna e ai nostri santi. Per esempio potrebbero chiamare Salvini a far loro lezione. Infatti, a quanto pare, la Madonna, tramite il popolo, ha risposto alla preghiera di Salvini benedicendone le intenzioni.

Antonio Socci
Da “Libero”, 28 maggio 2019

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