giovedì 7 novembre 2024

Moratoria flop, progetti per 5.000 megawatt

Mauro Pili 

Più che una moratoria un flop, sonoro e senza appello. Per la legge, la numero 5 del quattro luglio scorso, che doveva fermare lo scempio speculativo nell'Isola del sole e del vento, il tracollo è senza mezze misure. Doveva «scongiurare», secondo l'articolo uno, «l'irreversibilità degli impatti sul territorio regionale derivanti dalle attività di realizzazione, installazione o avviamento di impianti di produzione e accumulo di energia elettrica». 


Non blocca niente 

Non sta scongiurando niente. I progetti eolici che potevano essere bloccati, dal Monte Linas al Marganai, da Villacidro a Domusnovas, visto che le pale non erano state ancora innalzate, hanno avuto campo libero. Le distese infinite di "batterie cinesi" non si sono fermate un attimo, nemmeno dinanzi ai «crateri neri» che negano informazioni su rischio cancro e danni genetici. Se lo scempio si materializza ovunque, dalle pendici del Limbara a quelle di Monte Arcosu, nei Palazzi di Roma la legge-moratoria l'hanno cestinata ancor prima dell'esame dell'undici dicembre prossimo da parte della Corte Costituzionale. Al Ministero dell'Ambiente la considerano come un'inutile trovata propagandistica, senza effetto alcuno. 

Avanti tutta 

Non lo hanno nemmeno scritto, semplicemente hanno continuato ad istruire progetti a piene mani, come se niente fosse. La mappa della debacle di una legge senza divieti reali è messa nero su bianco nel protocollo ministeriale. Il quadro che ne emerge non lascia adito a dubbi: i progetti eolici e fotovoltaici che riguardano la Sardegna sembrano "volare" proprio sulla spinta della moratoria, che pare aver scatenato un effetto contrario a quello dichiarato. Dal giorno della sua approvazione da parte del Consiglio Regionale, negli uffici di Roma, si lavora alacremente per far correre le procedure autorizzative. Gli "stadi" procedurali nella Capitale sono sostanzialmente due: la verifica amministrativa dell'ammissibilità del progetto e l'avviso per le osservazioni-opposizioni pubbliche. In tutti e due i casi, secondo le pretese di viale Trento, la moratoria avrebbe dovuto bloccare entrambe: così, però, non è stato

78 progetti in 4 mesi 

Anzi, la corsa procedurale ha fatto scattare i termini abbreviati della pubblicazione, in alcuni casi appena 15 giorni per inviare le controdeduzioni sugli impianti proposti. Il tutto ha messo in campo una mole di progetti senza precedenti: dal 5 luglio, data dell'entrata in vigore della moratoria, ad oggi, il Ministero ha messo a correre la bellezza di ben 78 progetti, tra eolico e fotovoltaico, per complessivi 4.906 megawatt. 

Doppia firma 

Un quantitativo rilevantissimo se si considera che in appena quattro mesi sono stati sottoposti a valutazione pubblica, e per la maggior parte già conclusa, quasi l'80% della quota "minima" assegnata, "arbitrariamente", dal decreto aree idonee alla Sardegna. Il rapporto è presto fatto: 4.906 megawatt in avanzato stato procedurale avviati all'approvazione in appena quattro mesi, contro le imposizioni minime di 6.200 megawatt previste dal  2.400 megawatt,provvedimento a doppia firma considerato che il testo ha avuto il via libera e l'Intesa della Regione sarda anche come capofila delle Regioni sulle rinnovabili.

Il colpo d'autunno 

I dati che emergono dal report ministeriale sono disarmanti: tra i progetti che sono giunti alla fase di pubblicazione 48 progetti sono impianti di fotovoltaico, per ben 2.504 megawatt di potenza. 

Suolo addio 

Si tratta di un'occupazione di suolo, in molti casi terreni agricoli, destinata a superare i 7.500 ettari, una vera e propria devastazione ambientale con impatti non solo paesaggistici, ma anche più pesanti, a partire dalle ripercussioni sul piano idrogeologico con la creazione di pesantissime alterazioni micro-climatiche per aree sostanzialmente sottratte all'acqua e all'aria. Non da meno l'impatto sul paesaggio dei progetti eolici che hanno raggiunto il livello procedurale della pubblicazione per le osservazioni. In questo caso i numeri dell'avanzamento procedurale del Ministero registrano 30, dicasi trenta, progetti di impianti eolici per una potenza prevista di 2.400 megawatt, in sostanza oltre 400 pale da posizionare tra crinali e monumenti in giro per la Sardegna. 

Corsa speculativa 

Che la corsa speculativa non abbia subito alcun tipo di stop lo si può evincere dalle date dei progetti, compresi quelli appena sdoganati dall'esame amministrativo per finire nell'albo "pretorio" degli uffici di Roma. 

Mandas, Bultei & Gonnos 

Nella sola giornata di ieri sono stati pubblicati per la fase finale due progetti eolici: il primo da 45 mw di potenza con 9 aerogeneratori da conficcare in località "Molimentos" nel Comune di Bultei; il secondo da 50,4 mw di potenza con 7 pale destinate ad invadere le colline di Mandas e di Gesico. Nello stesso giorno, per non farci mancare niente, anche un progetto fotovoltaico: il "Gonnos-Mar", con una potenza prevista di 34,49 mw, tutto nel territorio di Gonnosfanadiga. 
Isola disarmata 

La Sardegna, dunque, si presenta all'ennesimo assalto speculativo totalmente disarmata, con una legge-moratoria incapace di qualsiasi efficacia, sia sul piano realizzativo che autorizzativo. Il combinato disposto dell'assalto all'Isola è schierato con "munizioni" e "armi" pesanti: stanno andando avanti tutti i progetti presentati al Ministero senza limiti di taglia; sono già a lavoro le Commissioni che devono esitare con rapidità e priorità i progetti con una capacità minima di 75 megawatt per l'eolico e 50 per il fotovoltaico; la Presidenza del Consiglio dei Ministri deve chiudere la partita per quei progetti dove c'è il parere negativo, non vincolante, del Ministero della Cultura. Da qui alla fine dell'anno è ipotizzabile che Roma porti a compimento una parte importante del piano speculativo ai danni dell'Isola, con una Regione incapace di assumere iniziative legislative chiare e decisive. 

La truffa delle aree idonee 

Del resto il disegno di legge sulle aree idonee, che sta iniziando l'iter in Consiglio regionale, non farà altro che avallare i piani speculativi di faccendieri e multinazionali. Lo sanno tutti: quel testo di legge è poggiato sulle sabbie mobili del decreto Draghi. Qualsiasi accorgimento, qualsiasi modifica sarà inutile visto l'impianto legislativo su cui si fonda. Del resto il comma sette dell'articolo 20 del Decreto del banchiere d'Europa è fin troppo chiaro: «Le aree non incluse tra le aree idonee non possono essere dichiarate non idonee all'installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile». In pratica, senza una disposizione urbanistica, come quella prevista nella Legge Pratobello, fondata su una norma di rango costituzionale come l'articolo 3, lettera «f» dello Statuto sardo sarà impossibile arginare la devastazione dell'Isola. Il tempo sta per scadere. La Sardegna, oggi come non mai, rischia di capitolare. Gli speculatori preparano il sacco finale

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