mercoledì 26 ottobre 2022

Orgoglio di popolo

 





La brezza maligna soffia da est, ma in sardegna prende forza e si trasforma in vento ancestrale di civiltà.
Lo stesso vento divino che si diffonde dappertutto, portando odori di mirto, spore di agave, e nuovi ideali.
E odori del muschio attaccato ai nuraghi.
Noi siamo figli di madre Sardegna, figli di vento e di onore, figli di juste vendette, e di forti amicizie.
La libertà corre nel vento, non si può estinguere, o ingabbiarla, corre veloce e si espande, va dove decide di andare.
Sardità ancestrale portata dal vento, fierezza falsamente scambiata per voglia di solitudine, l'onore non si riconosce con paradigmi digitali, con falsi consumi, e con fetenti domini culturali.
L'onore è pazienza scambiata spesso per subalternità.
Noi siamo noi, siamo sardi, tutto è partito da qui, la nostra civiltà invidiata e copiata, ora disattesa, vilipesa e ironizzata.
Noi non siamo italiani, o europei, siamo i discendenti di chi ha generato tutte le civiltà.Noi sardi siamo devastati dalle risultanze che troppi secoli di colonizzazione ci hanno instillato nella mente.
Compito primario del colonizzatore è sminuire le capacità, le eccellenze, le peculiarità, la cultura, le tradizioni, e la storia del colonizzato.
Sto cercando in mille modi, ma non da solo, di far capire che noi siamo un popolo eccellente, lo dice la storia, lo dice il nostro glorioso passato.
Se vogliamo liberarci occorre orgoglio di popolo, senza di quello non siamo un popolo, anche se ci legano altri fattori, se non si è un popolo, non ci si può liberare.
Ci sono tanti sardi che reputo eccellenti, che cercano di far capire che noi siamo stati grandi, e che grandi possiamo tornare, se solo ci liberiamo dai paradigmi del colonizzatore, abbiamo i geni giusti per fare questo e altro.
Chi invece dà risalto ad avvenimenti, spesso funzionali o strumentali, spesso malignamente diffusi, spesso creati più o meno intenzionalmente, per darci discredito, sta limitando la nostra azione.
Capisco che conoscere i nostri difetti sia un passo per migliorare, ma la priorità, adesso, in questo periodo storico, è compattare i sardi validi, quelli che comunicano sardità, nel senso più nobile del termine, quella sardità che potrebbe portare alla tanto decantata unione, spesso citata a sproposito.
Se questa unione sarà la conseguenza del voler instillare orgoglio nazionale, ben venga, i nostri difetti li limiteremo di sicuro quando saremo liberi, adesso non è il caso di diffondere negatività, adesso è ora di unirci in un comune sentimento di grandezza.
E di libertà.
La brezza maligna soffia da est, ma in sardegna prende forza e si trasforma in vento ancestrale di civiltà.
Lo stesso vento divino che si diffonde dappertutto, portando odori di mirto, spore di agave, e nuovi ideali.
E odori del muschio attaccato ai nuraghi.
Noi siamo figli di madre Sardegna, figli di vento e di onore, figli di juste vendette, e di forti amicizie.
La libertà corre nel vento, non si può estinguere, o ingabbiarla, corre veloce e si espande, va dove decide di andare.
Sardità ancestrale portata dal vento, fierezza falsamente scambiata per voglia di solitudine, l'onore non si riconosce con paradigmi digitali, con falsi consumi, e con fetenti domini culturali.
L'onore è pazienza scambiata spesso per subalternità.
Noi siamo noi, siamo sardi, tutto è partito da qui, la nostra civiltà invidiata e copiata, ora disattesa, vilipesa e ironizzata.
Noi non siamo italiani, o europei, siamo i discendenti di chi ha generato tutte le civiltà.
Noi sardi siamo devastati dalle risultanze che troppi secoli di colonizzazione ci hanno instillato nella mente.
Compito primario del colonizzatore è sminuire le capacità, le eccellenze, le peculiarità, la cultura, le tradizioni, e la storia del colonizzato.
Sto cercando in mille modi, ma non da solo, di far capire che noi siamo un popolo eccellente, lo dice la storia, lo dice il nostro glorioso passato.
Se vogliamo liberarci occorre orgoglio di popolo, senza di quello non siamo un popolo, anche se ci legano altri fattori, se non si è un popolo, non ci si può liberare.
Ci sono tanti sardi che reputo eccellenti, che cercano di far capire che noi siamo stati grandi, e che grandi possiamo tornare, se solo ci liberiamo dai paradigmi del colonizzatore, abbiamo i geni giusti per fare questo e altro.
Chi invece dà risalto ad avvenimenti, spesso funzionali o strumentali, spesso malignamente diffusi, spesso creati più o meno intenzionalmente, per darci discredito, sta limitando la nostra azione.
Capisco che conoscere i nostri difetti sia un passo per migliorare, ma la priorità, adesso, in questo periodo storico, è compattare i sardi validi, quelli che comunicano sardità, nel senso più nobile del termine, quella sardità che potrebbe portare alla tanto decantata unione, spesso citata a sproposito.
Se questa unione sarà la conseguenza del voler instillare orgoglio nazionale, ben venga, i nostri difetti li limiteremo di sicuro quando saremo liberi, adesso non è il caso di diffondere negatività, adesso è ora di unirci in un comune sentimento di grandezza.
E di libertà.
Ho sempre pensato, e ne sono tuttora certo, che lo stato italiano in terra di Sardegna è in difetto di giurisdizione, e che partecipare alle sue elezioni (fossero anche regionali) è un metodo per avallare la dominazione italiana sulle nostre genti, ma vedo molta gente essere certa che la liberazione della nazione sarda passi anche attraverso le elezioni indette da chi ci colonizza.
Per una volta voglio dar credito a questa ipotesi, e cercherò di amalgamare nella mia mente il diritto internazionale col diritto italiano, e osservare cosa ne viene fuori.
Si tratta di provare a realizzare una ipotesi di accordo e collaborazione tra sardi che la pensano diversamente, come una abusata diceria che parla di berritas, ciascuno rinunciando alle sue certezze.
Proviamo per una volta ad entrare tutti quanti dentro una unica berrita, e tutti insieme proviamo a decidere in maniera collettiva, da vero popolo.


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