LA FEROCIA DEGLI STATI UNITI SI ABBATTE SU GAZA. IL SIONISMO NON E’ DI CASA SOLO A TEL AVIV. LO E’ IN TUTTO L’IMPERO E PRINCIPALMENTE A WASHINGTON
Sarebbe riduttivo affermare che Israele è necessaria all’impero come base di appoggio per il controllo dell’Asia occidentale e quindi vada difesa a tutti i costi. Una tale vigliaccata contro civili inermi è spiegabile solo come necessitata da una ideologia, da una cultura che non ha più nulla di umano e che accomuna gli Stati uniti ed Israele. Una realtà apocalittica, un inferno in terra creato con bombardamenti indiscriminati, con bombe ad alto potenziale. Impossibile trovare una via di salvezza. I due killers stanno dimostrando quali abissi di crudeltà possa raggiungere l’homo sapiens.
Del resto, i sionisti avevano collaborato con i nazisti prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Sono da tempo a conoscenza del pane amaro della vendetta, della rappresaglia collettiva, data la loro incapacità a sconfiggere il nemico, annientarlo in combattimento. Così agivano i nazisti, così agiscono i sionisti. Se è vero infatti che l’esercito israeliano è riuscito a conquistare delle roccaforti e ad esibire davanti a cineprese e a fotografi i prigionieri seminudi è anche vero che decine sono i blindati colpiti e distrutti dalla Resistenza. 90 i soldati uccisi. Nella guerra, che per ora è ancora asimmetrica, i guerriglieri. con esplosivi improvvisati, con mine antiuomo, casa per casa, riescono a tener testa ad un nemico maggiormente dotato di armi sofisticate, di carri armati, di aerei da guerra.
Mentre lo stato sionista è in attesa di altri 14 miliardi dal Congresso, l’aviazione ora bombarda nel sud la città di Khan Yunis. I pochi ospedali rimasti precariamente in piedi riescono a malapena a funzionare tramite l’eroismo del personale sanitario e dei volontari. Ma le scorte sono limitate. Poca acqua ancora e quasi niente elettricità.
L’accanimento contro l’area di Khan Yunis è motivato, oltre che da volontà stragista e dalla ricerca di basi della Resistenza, dalla speranza di catturare il leader di Hamas, Yahya Sinwar, succeduto già dal 2017 a Ismail Haniyeh, attualmente rappresentante politico dell’organizzazione nel Qatar.
Credo che sia necessario spendere qualche parola su un personaggio tanto temuto e tanto decisivo per la sua abile pianificazione di guerra (ritenuto lo stratega dell’attacco del 7 ottobre) e per il suo pensiero politico innovativo rispetto ai leaders precedenti
Per Yahya Sinwar la comunità palestinese comprende tutti i Palestinesi che vivono in patria e fuori dalla patria. Il diritto al ritorno nella propria terra è un diritto naturale che non può essere soppresso. Una tale comunità non può che essere multietnica e multireligiosa e ogni cultura che abbia rispetto dell’individuo e della comunità non può che essere ammessa. Allo stesso modo deve essere ammessa qualsiasi affiliazione politica. Ruolo centrale in tale comunità spetta alle donne. Nessuna prescrizione di tipo “talebano”. Sinwar pensa ad una Palestina che comprenda le terre dell’odierna Israele e quelle cosiddette Occupate. Gli ebrei ne faranno parte con gli stessi diritti delle altre etnie e degli altri credo religiosi. Ciò che va estirpato è il sionismo entità culturale occidentale neocoloniale che si è appropriata della religiosità giudaica stravolgendola e che nulla ha a che fare con il giudaismo degli ebrei.
Hamas (movimento di resistenza islamica) fondato da Ahmed Yassin nel 1973 a Gaza fu all’inizio un centro di beneficenza collegato ai Fratelli Mussulmani. Yassin che certo non era un pacifista riteneva che tutte le terre dovessero ritornare ai Palestinesi. Fondamentalista. Utilizzato come Hamas contro l’OLP, dato il suo status laico. Assassinato dal Mossad quando non più utile, secondo lo stile yankee. Anche Hamas verrà utilizzata contro Assad. Ma si ritrarrà con grande compiacimento di Hezbollah, dell’Iran e della Siria che attualmente risultano strettamente alleati con Hamas.
Con Yahya Sinwar mutamenti culturali e politici sostanziali. Non più l’idea di due stati proposti da tutte le organizzazioni politiche palestinesi ma uno stato unico, la Palestina in cui potrà prevalere al suo interno la pace solo vi sarà giustizia per ogni etnia, per ogni individuo…
foto tratta da "Pagine esteri"
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