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domenica 17 marzo 2024

Blitz della Marina Militare nel Porto di Cagliari

Navi militari italiane dislocate, durante le esercitazioni, nel porto di via Roma a Cagliari (L'Unione Sarda)
Mauro Pili

Nell’Isola le Unità delle squadre navali di passaggio e i pattugliatori di ultima generazione di Leonardo e Fincantieri


Non lo confermeranno nemmeno sotto tortura. Probabilmente arriveranno anche le smentite d’ufficio, ma le carte, quelle ufficiali, cantano. E non sono melodie di pace, anzi. Il documento è di quelli destinati ad uso interno, con tanto di date e firme in calce. Il vertice è datato Cagliari, undici marzo 2024. Prima mattina, Comando Quarta Divisione navale, quella di stanza ad Augusta, in Sicilia. Presiede il Capitano di Vascello Marco Merluzzi.

sabato 16 marzo 2024

Romeni, spagnoli e ucraini nei cantieri di JP Morgan Imprese estere per costruire la devastazione fotovoltaica in Sardegna

Un'immagine aerea della devastazione ambientale alle pendici dell'Oasi del Cervo, sul Monte Arcosu; i lavoratori spagnoli mentre perforano il terreno per posizionare i pannelli (L'Unione Sarda)
Mauro Pili 

Romeni, spagnoli e ucraini nei cantieri di JP Morgan. Imprese estere per costruire la devastazione fotovoltaica in Sardegna. Arrivate da ogni latitudine con uomini e mezzi


Sono andati a prenderli dall’altra parte del mondo. Dal Sud America all’Ucraina, dalla Romania alla Spagna. Da terra di nessuno a enclave straniera alle pendici di Monte Arcosu. Dal promontorio di Santa Gilla è un attimo immergersi nella sconfinata devastazione di silicio “solare” “spiaccicato” in migliaia di ettari impunemente sottratti alla natura e alle terre agricole.

mercoledì 6 marzo 2024

Sulcis, scatta il “cappio” elettrico del litio cinese. Inizia una nuova era di “dipendenza” energetica per la Sardegna: il piano prevede un’Isola a “scartamento” ridotto

La distesa di batterie al litio che sta sorgendo alle spalle della centrale Enel di Portovesme (L'Unione Sarda)
Mauro Pili

Sulcis, scatta il “cappio” elettrico del litio cinese. Inizia una nuova era di “dipendenza” energetica per la Sardegna: il piano prevede un’Isola a “scartamento” ridotto

 
Sono andate a prenderle dall’altra parte del mondo. Ningde, estrema Cina nord orientale, davanti a Taiwan, nella cartina dell’impero di Mao Tse-Tung è riversa nella riva del Fujian, provincia all’avanguardia green nella famigerata Repubblica popolare cinese. Per sbarcare nella landa desolata del Sulcis, fabbriche chiuse o perennemente semiaperte, hanno attraversato oceani di mezzo mondo, superando intemperie e guerre, divieti e sanzioni.

lunedì 5 febbraio 2024

Sardinya: Scorie nucleari, siti militari dopo le elezioni


Di Mauro Pili
L'Unione Sarda
Il Governo amplia anche il numero dei porti del Mezzogiorno per ospitare poli strategici per impianti eolici offshore

Ora è legge: i poligoni militari, il 65% di quelli italiani sono dislocati in Sardegna, potranno essere “candidati” dal Ministero della Difesa ad “ospitare” il deposito unico di scorie nucleari. Il sigillo finale sul “golpe bianco” lo ha apposto mercoledì sera il Senato della Repubblica. Voto di fiducia, per non perdere tempo e per blindare il risultato. Niente ulteriori emendamenti, nessuna possibilità di modifica rispetto a quanto già approvato il 26 gennaio scorso dalla Camera dei Deputati. Mercoledì notte, ultimo giorno di gennaio, il provvedimento trasformato in legge con il voto parlamentare viaggiava già verso la Zecca dello Stato. Entro le prossime ore dovrebbe finire nella Gazzetta Ufficiale.

mercoledì 31 gennaio 2024

Scorie nucleari, la “manina” colpisce ancora: Il decreto Energia è stato approvato dalla Camera con una modifica dei tempi a disposizione del Ministero della Difesa

La mappa dei potenziali territori indicati dai Ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico con l'aggiunta dei poligoni militari sardi candidabili da parte del ministero della Difesa (L'Unione Sarda)
Di Mauro Pili
La “manina” questa volta ha agito con una precisione chirurgica. Un intervento millimetrico, un solo numero sostituito all’ultimo istante, un «trenta» che diventa «novanta». Una mossa capace di aprire scenari ancora più inquietanti sull’ombra nucleare che si allunga ancora una volta sulla Sardegna. Un blitz politico elettorale che cela sponde trasversali e sotterranee, una lobby radioattiva capace di pianificare in ogni dettaglio l’obiettivo finale. Il piano per realizzare il Deposito Unico di scorie nucleari, opera miliardaria bramita dagli affaristi dell’atomo da dismettere, tra scorie e decommissioning, viaggia spedito nelle aule parlamentari. La Camera dei deputati ha votato il decreto Energia il 26 gennaio scorso, il Senato della Repubblica lo farà almeno un giorno prima della scadenza dei sessanta giorni utili per convertire in legge il decreto, il 9 febbraio.

lunedì 1 gennaio 2024

Monte Arcosu, dalle prugne ai «paradisi fiscali»


Mauro Pili
Ecco il contratto “condizionato” di vendita ad una società del Lussemburgo: da 10mila euro a 20 milioni di guadagno

Terra di nessuno. Come se quelle pendici a ridosso dell’Oasi del Cervo, dominate dal Monte Arcosu, fossero diventate di colpo zona franca, dove tutto è consentito, dove le leggi dello Stato e della Regione si sono fatte in un attimo carta straccia. I Palazzi di Roma questa volta sono stati solerti come non mai, pronti a chiudere occhi e ignorare vincoli e divieti. Un blitz, si potrebbe dire. Questa storia, però, fatta di prugne annientate e paradisi fiscali che incombono, è molto di più. È l’ultima prova di forza di uno Stato “padrone” che non guarda in faccia a nessuno, che ignora la storia, calpesta le norme, cancella senza colpo ferire le più elementari regole della “leale” collaborazione tra Regione e Comuni, se ne infischia di natura, patrimonio ambientale e paesaggio.

sabato 26 settembre 2020

Migranti a Monastir, affari & intrighi

Ex ministri d'oltralpe consulenti della società che gestisce il lager alle porte di Cagliari


























Chissà se Francesco, il Papa degli ultimi, si è mai ritrovato tra le mani il curriculum vitae di Ruth Metzler, la donna che da due anni guida la fondazione della Pontificia Guardia Svizzera in Vaticano. Di certo Jorge Mario Bergoglio ignora uno degli ultimi incarichi di Madame Metzler, donna multidisciplinare, capace di passare dal ruolo di ministro della Giustizia e della polizia svizzera a quello ben più privato di presidente del comitato consultivo della Ors, la multinazionale sbarcata in Sardegna per far soldi senza troppi convenevoli dalla gestione dei migranti. Business, senza se e senza ma, l'esatto contrario di quanto professato dal Santo Padre. Il comitato, nato come garante della scalata privata della Ors alla gestione dei migranti, con l'esplicito intento imperialista per la conquista del Mediterraneo, è il fiocco scintillante sull'operazione da mani sull'emigrazione. La storia di Ors, però, ora dopo ora, assume i connotati di un vero e proprio intrigo internazionale, secretato nelle rive del lago di Zurigo e in quelle del Tamigi.

Missione Sardegna


Lo sbarco in Italia ha una data: 8 gennaio 2020, giorno in cui la società diventa, di punto in bianco, attiva alla Camera di Commercio di Roma, come se la divina provvidenza gli avesse suggerito di tenersi pronta. Il progetto è chiaro: missione Sardegna. Gli bastano pochi mesi di attività per spazzolare tutto quello che c'era disponibile nell'Isola. In sordina conquista la gestione del Centro Rimpatri di Macomer e ai primi di marzo fa il colpaccio, a trattativa privata, sino alla definizione dell'appalto, con l'affidamento provvisorio del ghetto di Monastir. Rase al suolo le concorrenti, quasi tutte siciliane, che da sempre si erano spartite la torta infinita dell'accoglienza. Nell'oasi di Monastir, fattasi lager, non passa giorno senza una guerriglia annunciata. Polizia e carabinieri in perenne tenuta antisommossa come se in quell'enclave di criminalità e Covid latente non ci fosse un responsabile. Ors Italia, accampata in quel lager a gestire un appalto da tre milioni di euro in due anni, è silente. In prima linea tanto ci sono gli uomini e le donne dei blindati schierati in assetto permanente da guerriglia urbana, l'ennesima, sempre pronta ad esplodere.

200 giorni per l'antimafia

Un'assegnazione provvisoria quella della prefettura, visto che gli stessi organismi del braccio dello Stato in terra sarda non hanno ancora messo nero su bianco il certificato antimafia, indispensabile per cifre di questa portata. Un dato è eloquente: dopo 200 giorni lo Stato non ha ancora dato il via libera a quel certificato. Ritardi cronici, Covid burocratico o cos'altro? È evidente che affidare per la terza volta con proroga, in scadenza a fine mese, un appalto di questa portata non è roba di poco conto. Serve non poca freddezza per assumersi onori e soprattutto oneri. A Monastir il business, intanto, non si ferma.

Totalizzatore

Il totalizzatore degli introiti è in continuo aggiornamento: ieri i migranti, quasi tutti algerini, erano 183, poi, in mattinata, 25 li hanno dirottati in una struttura di Capoterra, tenuta coperta dai sigilli di segretezza. Altri 11 sono arrivati in serata. Alla conta finale delle 20 erano 169. È possibile, ma non è confermato, che i 25 dell'Alan Kurdi, quelli destinati all'Italia, vengano fatti scendere ad Olbia e poi trasferiti a Monastir, giusto per non ridurre il capitale migratorio nel quartier generale della multinazionale svizzera. Del resto stando alle parole della signora Ruth, la presidente del comitato consultivo, «la Ors è sinonimo di assistenza e alloggio professionale e umano per richiedenti asilo e rifugiati». Peccato che non abbia avuto il tempo di visionare le immagini che abbiamo proposto nel nostro giornale, forse, avrebbe evitato di spendere quelle impegnative parole per un ghetto infausto alle porte di Cagliari. Se per alloggio professionale si intende quel tugurio di sbarre e quei cumuli di puzzolente gomma piuma vuol dire che il business sta sconfinando in altro. Un dato, però, emerge inequivocabile aprendo gli scrigni di questa Ors, sede a Zurigo, in un sobborgo periferico, senza pregio e senza nemmeno una modesta targa di facciata. Sono due gli intrecci gestionali di questa società. Ci sono i piani alti e quelli comunali. Per i piani alti Juerg Benno Roetheli ha scomodato prime donne e primi uomini.

Madame Metzler

L'operazione sbarco nel Mediterraneo ha messo nero su bianco nomi e cognomi altisonanti. Tutti personaggi di primo piano che urlano contro immigrazione e invasione salvo, poi, diventare i paladini di una società che proprio dai migranti vuol far soldi, a palate. Pronti ad erigere muri nelle loro patrie, altrettanto protesi a costruire ponti per lo sbarco in Sardegna e non solo. Madame Metzler nell'impresa di sponsorizzazione non è rimasta sola. Al suo fianco nel comitato della Ors, quella che gestisce Monastir e Macomer, ci sono Rita Fuhrer, già ministro degli Affari sociali e della Sicurezza del Canton di Zurigo, così come Erwin Jutzet già membro del governo di Friburgo con delega alla Sicurezza e Giustizia, sino al vice cancelliere austriaco e ministro degli Affari esteri dell'Austria Michael Spindelegger. Quelli che fanno i muri a casa loro ora indicano la strategia: privatizzare la gestione e affidarsi a Ors. La società non si fa pregare e per guadagnare a piene mani dai migranti apre il fronte italico con lo sbarco in Sardegna e dintorni. Dal proscenio internazionale dei sostenitori della multinazionale a quello dietro casa, tra Roma e Avellino. È questo il secondo filone societario della Ors Italia, la compagine destinata a conquistare il governo degli imbarcati dal nord Africa verso la Sardegna.

Il filone Avellino

Il manager svizzero Jurge Roetheli, a capo della multinazionale del business sui migranti, non si fida di nessuno e anche per l'operazione sardo italiana non lascia spazio a incursioni esterne. Si autonomina presidente del Consiglio di amministrazione ma al suo fianco mette due uomini di stretta osservanza campana, i due Reppucci, Maurizio, nominato amministratore delegato e Antonio, già sindaco del paese di Chiusano di San Domenico, duemila anime nell'enclave di Avellino. Nella sede di Piazza Annibaliano a Roma, davanti ad un cassonetto, al numero 18, il palazzo è un crocevia di decine e decine di società, tutte nello stesso ufficio. Nessuna targa esterna per una multinazionale che per costituirsi non ha scelto le vie del centro della Capitale. Dopo la chiusura nazionale della gestione comunale dell'accoglienza, messa in campo con i decreti cosiddetti Sicurezza, si sono aperte le praterie allo sbarco senza guanti delle multinazionali nella gestione dei centri di accoglienza e rimpatrio. La Sardegna, tra Macomer e Monastir, è la prima a toccarne con mano le conseguenze.

Retromarcia austriaca

Prima dei due centri sardi lo hanno, però, provato in Austria che, dinanzi allo sbarco della Ors, benedetto dall'ex vice Cancelliere, ha deciso di cambiare radicalmente rotta: gestione pubblica del fenomeno migratorio. Il ragionamento d'oltralpe è stato chiaro: i privati hanno tutto l'interesse a ridurre i servizi per favorire il guadagno. Da qui la nascita dell'agenzia pubblica per l'assistenza ai rifugiati. Il quotidiano USA Today ha paragonato la gestione dei centri di accoglienza in Europa alla logica delle carceri private statunitensi, basata sul principio del taglio dei costi e della massimizzazione del profitto. Nel sistema privato, fanno rilevare, ci sono prestazioni inadeguate, pagate care e ridotte nei servizi ai minimi termini. Dalle visite mediche al cibo, dalla qualità degli alloggi all'assistenza. Nel lager di Monastir il business dei migranti è appena agli inizi. Manca il certificato antimafia e tra cinque giorni scade il contratto provvisorio e d'urgenza con gli svizzeri della Ors. Il caos regna sovrano e i denari scorrono a fiumi. Il triangolo Zurigo, Avellino e Monastir è solo la punta di un iceberg, quello degli affari sui migranti.


martedì 30 luglio 2019

ABBANOA, ENNESIMA BATOSTA AL TAR - SUI CONGUAGLI IL TAR NON SOSPENDE LA MULTA DA 4 MILIONI DI EURO

ABBANOA, ENNESIMA BATOSTA AL TAR - SUI CONGUAGLI IL TAR NON SOSPENDE LA MULTA DA 4 MILIONI DI EURO
Sa Defenza 



Il TAR Lazio ha appena deciso di non sospendere la maximulta dell’Antitrust contro Abbanoa

No alla sospensione urgente maximulta Abbanoa 3.850.000 euro per pratica commerciale aggressiva

Ancora una sonora bocciatura per Abbanoa sulla partita dei conguagli retroattivi e dichiarati prescritti. Un nuovo provvedimento, quello del Tar Lazio, conferma che la società Abbanoa ha operato fuori legge, come ormai da soli denunciamo da anni.

Adesso non resta che attendere la decisione finale dei giudici del Tribunale Civile di Cagliari che in autunno dovrà pronunciarsi sulla nostra class action.

La decisione del Tar Lazio va verso una auspicabile positiva condanna di Abbanoa con i relativi risarcimenti.

Nessuna sospensione cautelare provvisoria e urgente della maxi multa da 3.850.000 euro inflitta ad inizio luglio dall'Antitrust alla societa' Abbanoa, gestore unico del servizio idrico integrato in Sardegna, a conclusione di un procedimento istruttorio che ha accertato la realizzazione di una pratica commerciale aggressiva.

Il decreto monocratico è del presidente del Tar del Lazio, Carmine Volpe;

Il prossimo 11 settembre la vicenda arriverà al vaglio del tribunale in composizione collegiale in camera di consiglio.

L'Antitrust aveva accertato contro Abbanoa l'esistenza di pratiche commerciali aggressive per i conguagli pregressi e il

1) "mancato trattamento delle istanze di prescrizione relative a fatture risalenti a oltre cinque anni dalla data del consumo o mancato riconoscimento della stessa, a causa della non corretta individuazione del termine di decorrenza della prescrizione e degli atti interruttivi della stessa, anche in tale caso senza sospensione delle procedure di riscossione e di distacco in pendenza di reclamo; 

2) mancata gestione delle istanze di rettifica delle fatture in presenza di perdite idriche occulte, quelle che avvengono a valle del contatore e non sono rilevabili se il gestore non registra e comunica il consumo anomalo, superiore a quello abituale, ovvero applicando criteri stringenti e ostativi ai fini dello storno parziale degli importi fatturati in caso di perdita occulta, relativi ai canoni di depurazione e fognatura";

Abbanoa voleva bloccare la pubblicazione sui giornali della decisione dell’Antitrust e per questo motivo aveva fatto ricorso urgente al TAR Lazio.

Richiesta bocciata in toto considerato che "l'adozione di misure cautelari provvisorie presuppone l'esistenza di una situazione di estrema gravità e urgenza tale da non consentire neppure di attendere il tempo intercorrente tra il deposito del ricorso e la prima camera di consiglio utile" e "il pregiudizio dedotto, inerente solo l'obbligo di provvedere alla pubblicazione del comunicato stampa, non acquista nell'intervallo anzidetto i caratteri dell'estrema gravita' e urgenza, anche a causa del suo carattere meramente ipotetico ed eventuale", ha ritenuto difettino i presupposti per la concessione della sospensione cautelare urgente del provvedimento sanzionatorio, fissando l'udienza di discussione dell'11 settembre prossimo.

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venerdì 3 maggio 2019

L'ARMATORE ONORATO PERDE MILIONI, CON TIRRENIA E MOBY, RUBATI AL POPOLO SARDO

L'ARMATORE ONORATO PERDE MILIONI, CON TIRRENIA E MOBY,  RUBATI AL POPOLO SARDO 

MAURO PILI


Rigorosamente in inglese. Rigorosamente tecnico. Rigorosamente nascosto.

Dentro lo scrigno della Borsa di Lussemburgo, però, il messaggio è esplicito: Moby ha perso 62 milioni di euro nel 2018 e se il governo non proroga la convenzione alla Tirrenia per la Sardegna saranno lacrime e sangue.


Dentro il bilancio appena depositato al mercato finanziario che foraggia Onorato e compagni è scritto a chiare lettere: senza proroga saltiamo per aria, ma prima alziamo al massimo tutte le tariffe per merci e passeggeri, tagliamo tutte le corse invernali e non solo da e per la Sardegna, e vendiamo navi a manetta.

Scritto e certificato da società "universali" di bilancio!

Attendere quei dormienti del ministro dei trasporti o del presidente della regione significa attendere morte sicura, continueranno a coprire con ignavia e connivenza queste operazioni sulle spalle della Sardegna e dei Sardi.

E dunque bisogna aprire il bilancio appena depositato per capire cosa sta per succedere!

Per frugare nel vero piano dei trasporti marittimi da e per la Sardegna bisogna armarsi di chiavistelli informatici, entrare nelle casseforti lussemburghesi e aprire il grande ricatto di Tirrenia e company.

Tutto scritto, senza pudore. Ovviamente non divulgato, tenuto nascosto nei rivoli finanziari di una city bancaria che attende con trepidante e alquanto illusoria attesa la restituzione di 300 milioni di euro.

Un bond ciclopico, contratto nel 2012 da mister Mascalzone Latino per comprare dallo Stato il carrozzone della Tirrenia e trasformarlo in una macchina da soldi. E di debiti, giusto quelli per non pagare lo Stato e continuare ad incassare una valanga di soldi pubblici.

La spregiudicatezza di uno Stato dormiente e/o connivente sta coprendo una delle operazioni più spericolate mai messe in campo contro la Sardegna.

Il piano è segreto.

Nel senso che nessuno lo deve conoscere, a parte coloro che hanno messo soldi a gogò per finanziare l'acquisto della Tirrenia, un carrozzone con dentro una convenzione capace di fruttare 560 milioni di euro. Tirrenia acquistata per 380 milioni di euro di cui 180 milioni mai pagati, per guadagnarci 560 milioni!

Eppure smontando gli accessi alla Borsa di Lussemburgo ecco il risultato: siamo sull'orlo del tracollo.

Lo scenario è raccontato nello stretto inglese finanziario.

Il Business Plan di Moby, si legge nel testo ufficiale, è stato oggetto di una Indipendent Business Review, da parte di una primaria società di consulenza, e incorpora una serie di ipotesi significative, la cui mancata realizzazione avrebbe "un impatto significativo" sul conseguimento delle prestazioni attese e sulla continuità aziendale, i principali effetti sono quelli indicati di seguito:

• un aumento dei ricavi di vendita del segmento merci nel periodo coperto dal Piano industriale, generato dall'aumento tariffario introdotto a novembre 2018 e dai maggiori volumi di vendita dal 2020; 
• un costo del carburante basato sulle curve forward calcolato alla data di redazione del Business Plan e una copertura swap quantitativamente limitata per l'anno 2019, che espone il Gruppo alla volatilità dei prezzi per gli anni del piano;


- la vendita di sette navi, due delle quali già avvenute nei primi mesi del 2019, ai valori e nei tempi previsti dal piano, ovvero quattro navi entro il 31 dicembre 2019 e tre navi nel 2020, di cui una alla fine di gennaio 2020;
- l'estensione in prorogatio dell'accordo tra lo Stato italiano e CIN per realizzare il collegamento marittimo di interesse pubblico con isole maggiori e minori (es. Sardegna, Sicilia e Isole Tremiti) con scadenza luglio 2020. 
- nessun pagamento del prezzo differito a Tirrenia nell'Amministrazione  Straordinaria durante il periodo coperto dal Piano Industriale e le sanzioni a seguito dell'indagine condotta dalla Commissione Europea in merito agli aiuti di Stato.

Le suddette assunzioni - è scritto - avvantaggeranno la struttura finanziaria del Gruppo e genereranno impatti positivi sulla performance operativa lorda del Gruppo per tutto il periodo coperto dal Piano Industriale, garantendo anche il rispetto di covenants finanziari.

Gli amministratori hanno inoltre redatto un piano 2019 - 2021 (scenario alternativo), approvato dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, che prende in considerazione la conclusione dell'accordo tra lo Stato italiano e CIN a dicembre 2020.

• Tale scenario, con l'eccezione dell'estensione in prorogatio dell'accordo, si basa sulle stesse ipotesi dello scenario di base e inoltre aggiunge: 
• la possibilità per la controllata di vendere ulteriori tre navi nel 2021, non più richieste dalle obbligazioni derivanti dall'accordo; 
• l'eliminazione o la riduzione al periodo estivo di alcune rotte non più obbligatorie dall'accordo dal 2021 con:
o un sostanziale movimento dei volumi di merci sulle rotte esistenti e un aumento tariffario;
o un allineamento delle tariffe passeggeri a livelli di prezzo più elevati e un movimento verso rotte esistenti con una tariffa più elevata;

Dunque il blitz è pronto, scritto senza mezze frasi: taglio delle corse, tariffe massime, vendita navi e sopratutto niente soldi allo Stato.

La giustificazione di cotanto ricatto è nel risultato netto dell'esercizio 2018 con una perdita pari a 62.683 migliaia di Euro.

Ma in realtà c'è ben altro.

A dicembre i commissari di Tirrenia di Navigazione SpA in Amministrazione Straordinaria hanno presentato opposizione alla fusione. La prima udienza è fissata per il 14 maggio 2019;

La decisione sfavorevole a Onorato significherebbe sborsare subito, uno sull'altro, 105 milioni.

Ipotesi che Onorato dichiara impossibile ma che è costretto a prendere in considerazione con scenari che mettono a repentaglio la stessa operatività della compagnia.

A questo si aggiunge che Onorato considera persa anche la causa europea. Ammettono nel bilancio che si tratta di aiuti di stato da restituire.

"A seguito della probabile sentenza negativa della Commissione europea - scrive Onorato - condivisa dai propri consulenti legali, come definiti nel paragrafo Rischi connessi al regime regolamentare, data l'incertezza dell'importo da esigere dal governo italiano, i tempi e le condizioni di pagamento concordati, gli amministratori hanno mantenuto il piano di rate previsto dal contratto relativo all'acquisizione della business unit.

Insomma sono certi di perdere ma non mettono da parte accantonamenti di alcun genere, tanto meno nel bilancio 2018.

E poi c'è la condanna dell'AGCOM, altri 29 milioni.
Il tribunale amministrativo regionale ha concesso il provvedimento provvisorio sospendendo l'esecuzione dell'ammenda dell'AGCM nella parte relativa al pagamento della sanzione pecuniaria, sottoponendola alla costituzione di un deposito, successivamente depositato dinanzi al tribunale.

L'udienza di merito è stata fissata per il 22 maggio 2019.
Per la causa hanno accantonato 4 milioni di euro. Si sono autoconcessi uno sconto di 25 milioni. Roba che solo in Italia può succedere. Fare un bilancio sui propri desideri di sentenza!

E come se non bastasse si prorogano anche la vita delle navi, per arrivare sino a 40 anni. E lo scrivono esplicitamente. Nel mondo si acquistano navi green e questi se le ringiovaniscono con un pezzo di carta.

E lo scrivono: sulla base di presunte valutazioni tecniche dettagliate delle seguenti navi: "Moby Aki", "Moby Wonder", "Moby Tommy", I traghetti "Florio", "Rubattino", "Janas", "Sharden", "Bithia", "Nuraghes" e "Athara", la loro vita utile è stata estesa di 10 anni; quindi, la vita utile dei traghetti è ora pari a 40 anni dal momento in cui sono diventati operativi.

Altri guadagni! Con navi che valevano come catorci che, anzichè diminuire di valore, lo incrementano in maniera esponenziale. E' bastato dargli qualche anno di vita in più.

Ora resta il rebus della rata della convenzione Tirrenia da pagare. Quella che il ministero dovrebbe pagare per il servizio di continuità territoriale.

Lo Stato entro aprile dovrebbe pagare una rata dei 72 milioni di euro a Onorato.

Peccato che se lo facesse il funzionario preposto e lo stesso ministro rischierebbero grosso e di tasca.

Come può il governo pagare una rata dei 72 milioni di euro a chi non ha pagato i 180 milioni di euro delle navi che continua a usare e vendere come fossero sue?

E' come se un cittadino non pagasse il dovuto allo Stato e dall'altra continuasse a ricevere contributi a piene mani. Roba da galera!

Dunque la resa dei conti è arrivata.
Il ministro dormiveglia e il suo compare presidente della regione farebbero bene a pensare allo scenario possibile con qualche ora d'anticipo.

Giusto per non dire che non lo sapevano.
Se salta tutto per aria farebbero bene a prevenire con la rescissione della convenzione e l'immediato decreto che istituisce il contributo a passeggero e a merce lineare trasportata per abbattere tariffe e consentire una reale continuità territoriale a quelle compagnie che offrono continuità e servizi reali.

Se i due compari penta-leghisti continueranno a dormire non potranno dire che non sono stati avvisati.

E quel sonno copioso diverrà complice, anche per la corte dei conti e non solo!

Buon vento!

Motonave Tirrenia in avaria da incendio




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