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domenica 4 agosto 2024

L'arte del vivere e del morire

di Gary 'Z' McGee
TheMindUnleashed
Questa è l'arma a doppio taglio della filosofia...

"Quando Socrate di Platone afferma nel Fedone che la filosofia è melete thanatou , vale a dire un'intensa pratica della morte, potrebbe voler dire non solo che l'obiettivo della filosofia dovrebbe essere quello di aiutarci a gestire meglio la nostra mortalità, ma anche che chi pratica la filosofia dovrebbe comprendere i rischi che accompagnano questo lavoro."


Costica Bradatan

La filosofia è uno strumento...

Detto in modo più succinto, la filosofia è un rasoio. Utilizza domande per tagliare le idee . Qualunque risposta dovrebbe emergere da tale interrogazione viene semplicemente tagliata da domande migliori.

Il filosofo è quindi colui che elimina il superfluo dalla propria percezione della realtà attraverso domande sempre più efficaci, più ragionevoli e più logiche, senza tuttavia perdere il senso dell'immaginazione.

Se la filosofia è un rasoio, allora la filosofia autoinflitta è un'arma a doppio taglio affilata come un rasoio, con cui il filosofo si trafigge per ottenere una rinascita continua.

È un modo di mitizzare l'esperienza personale, trasformando così una vita altrimenti banale nel viaggio di un eroe. Una vita immaginaria autorealizzata piena di Eudaimonia .

Da vittima a eroe a eroe cosmico, il filosofo autoinflitto è sempre in preda alla metanoia .

Quando ci trafiggiamo con questa particolare spada, siamo allo stesso tempo l'eroe e il cattivo, il giullare e il saggio, l'eterno bambino e il guerriero.

martedì 15 agosto 2023

Sei donne filosofe dell'antica Grecia

Michel Corneille il Giovane: Aspasia circondata da antichi filosofi greci. Credito: Wikipedia/ Pubblico dominio.
Di Dawn LaValle Norman*
Quando pensiamo agli antichi filosofi greci, tendiamo a immaginare i vecchi come i profondi pensatori. Ma anche le donne hanno contribuito a plasmare il pensiero moderno.

Quando evochiamo gli antichi filosofi greci, l'immagine che ci viene in mente potrebbe essere un Socrate calvo che discorre con giovani uomini al sole, o un erudito Aristotele che fa lezione tra fredde colonne.

Ma che dire di Aspasia, l'amante straniera del più importante politico di Atene che dava consigli sia politici che erotici? O Sosipatra, la mistica, madre e neoplatonica che era un'insegnante più popolare di suo marito Eustazio?

Le donne hanno anche plasmato lo sviluppo della filosofia. Sebbene i loro scritti, in generale, non sopravvivano, il loro insegnamento verbale ha avuto un impatto significativo sui loro contemporanei e le loro voci risuonano attraverso i secoli.

sabato 27 maggio 2023

La verità sull’intelligenza artificiale e sui suoi rischi

Da Fabrizio Corgnati
Lorenzo Tamos: «La verità sull’intelligenza artificiale e sui suoi rischi». L’avvocato Lorenzo Tamos spiega perché è importante studiare attentamente le norme europee che regolino lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale è indubbiamente uno dei temi del momento: se ne occupano l’informazione, la società, la politica, l’ingegneria, la filosofia, la giurisprudenza, finanche la letteratura. Ma, sospesi tra gli entusiasti per i possibili sviluppi tecnologici del nostro imminente futuro e i timorosi per i rischi di una deriva distopica, siamo sicuri di avere compreso davvero fino in fondo di cosa stiamo parlando? Il periodico ha chiesto lumi all’avvocato Lorenzo Tamos, che ha studiato a lungo questo argomento da una prospettiva non solo tecnica bensì umanistica.

venerdì 9 dicembre 2022

Il complice e il sovrano

Giorgio Agamben, filosofo
“E se un giorno gli storici indagheranno su quello che è successo sotto la copertura della pandemia, risulterà, io credo, che la nostra società non aveva forse mai raggiunto un grado così estremo di efferatezza, di irresponsabilità e, insieme, di disfacimento.”
Splendida riflessione del filosofo Giorgio Agamben sulla tragica esperienza di violenza attuata in nome della legge in questi tre anni della cosiddetta pandemia. Rilanciamo il suo intervento riprendendolo da Quodolibet. Intervento alla commissione DU.PRE del 28-XI-2022

di Giorgio Agamben

Vorrei condividere con voi alcune riflessioni sulla situazione politica estrema che abbiamo vissuto e dalla quale sarebbe ingenuo credere di essere usciti o anche soltanto di poter uscire. Credo che anche fra di noi non tutti si siano resi conto che quel che abbiamo di fronte è più e altro di un flagrante abuso nell’esercizio del potere o di un pervertimento – per quanto grave – dei principi del diritto e delle istituzioni pubbliche. Credo che ci troviamo piuttosto di fronte una linea d’ombra che, a differenza di quella del romanzo di Conrad, nessuna generazione può credere di poter impunemente scavalcare. E se un giorno gli storici indagheranno su quello che è successo sotto la copertura della pandemia, risulterà, io credo, che la nostra società non aveva forse mai raggiunto un grado così estremo di efferatezza, di irresponsabilità e, insieme, di disfacimento. Ho usato a ragione questi tre termini, legati oggi in un nodo borromeo, cioè un nodo in cui ciascun elemento non può essere sciolto dagli altri due. E se, come alcuni non senza ragione sostengono, la gravità di una situazione si misura dal numero delle uccisioni, credo che anche questo indice risulterà molto più elevato di quanto si è creduto o si finge di credere. Prendendo in prestito da Lévi-Strauss un’espressione che aveva usato per l’Europa nella seconda guerra mondiale, si potrebbe dire che la nostra società ha «vomitato se stessa». Per questo io penso che non vi è per questa società una via di uscita dalla situazione in cui si è più o meno consapevolmente confinata, a meno che qualcosa o qualcuno non la metta da cima a fondo in questione.

mercoledì 29 aprile 2020

“DISTANZIAMENTO SOCIALE" UNA PRASSI SANITARIA E/O UNA FILOSOFIA DELLA SOLITUDINE E DELLA PASSIVITA'

“DISTANZIAMENTO SOCIALE" UNA PRASSI SANITARIA E/O UNA FILOSOFIA DELLA SOLITUDINE E DELLA PASSIVITA'


Antonello Boassa 




L’unico modo per combattere la peste è essere onestiAlbert Camus

Da giovinetto lessi "Massa e potere" di Elias Canetti 1) e ne rimasi fortemente toccato. Uno di quei libri che effettivamente ti possono cambiare la vita. Leggendo Giorgio Agamben 2) che lo cita per poter disporre di uno strumento di analisi dirompente per comprendere meglio la miseria dei nostri tempi, non ho potuto fare a meno di ricordare la mia felicità quando mi ritrovavo in una moltitudine di persone.

Non penso solo alle manifestazioni politiche cui ho partecipato a Roma, a Milano, a Cagliari, a Napoli… Ma anche alla partecipazione ad eventi musicali, a partite di calcio, alle folle smisurate della festa di S. Efisio a Cagliari per celebrare il santo che liberò dalla peste la città (poco importa il mio ateismo).

Un senso di benessere, di eternità dell'attimo, di simpatia per le persone che mi circondavano e che mi sembravano almeno per qualche istante tutte compartecipi non solo dello stesso evento ma di un comune destino...

Mi ricordo che ritornando al nido, assieme ai tanti che si disperdevano nelle strade, mi capitava, a volte, anche in gradita compagnia, di avere dei fremiti di malinconia per la "fine" di un'emozione che mi sembrava sempre irripetibile...

Per Canetti, nella massa " chiunque ci venga addosso è uguale a noi...lo sentiamo come ci sentiamo noi stessi,,, è come se tutto accadesse in un unico corpo...”
Ciò che mi aveva colpito allora, leggendo quelle pagine, fu il riconoscimento delle mie emozioni, delle mie sensazioni in quei bagni di folla che mi davano l'immagine di una società che poteva essere di uguali nel lavoro, nella dignità, qualora questa uguaglianza, che io avvertivo quando il mio corpo era mischiato con altri corpi, fosse possibile nella quotidianità, nelle relazioni, nel contatto con uomini e donne.

Il termine "distanziamento sociale" è usato, si dice, per garantire la salute di tutti...da qui il martellamento mediatico, l'ossessione didattica di coinvolgere ogni cittadino/a nella difesa del bene comune. Mi astengo da una valutazione sulla validità di questa misura quando è estesa, fin troppo, fino a comprendere aree spaziali o percorsi o attività non a rischio o a rischio minimo, senza distinzione tra presunti focolai e zone dove sia sufficiente il solo contenimento

Mi interessa qui, ora, soffermarmi su quelle filosofie che emergono dal concetto di "distanziamento sociale" e che scorgono nel Covid19 un'occasione perché nulla sia come prima, che le scuole, ad esempio, non siano assiepate da bambini/e, e da ragazzi/e ma che possano usufruire di un insegnamento "a distanza", dove ogni alunno, nella sua stanza attrezzata, con un monitor, possa collegarsi con il docente( magari robotizzato) e imparare, senza avere contatti fisici con i suoi compagni, con le sue compagne, senza perdere tempi in scherzi, in chiacchere inutili (straordinaria l'ironia di Isaac Asimov quando narrava della scuola del futuro e quanto ci azzeccava)

I più fanatici presenti nelle istituzioni, come anche nella strada (sardinisti, ossia Prodiani di risulta) ci profetizzano che le mascherine, i guanti, forse anche visiere in plexiglass, saranno, assieme al distanziamento sociale, una norma del futuro immediato, forse anche per due anni, per non rischiare una burrasca di ritorno del tremendo virus…almeno fino a quando non disporremo di un vaccino che sarebbe opportuno obbligatorio, magari digitale, con schema a barre, come proposto dal malthusiano Billy Gates (un vaccino che non servirà, date le continue mutazioni del Covid 19, a nulla ma comunque a rimpinguare le casse di Big Pharma).

Se poi non riapparisse il Covid, un altro sorgerà (naturale o artificiale che sia)…del resto le sindromi influenzali non sono ricorrenti anno dopo anno ? Se il virus dovesse risultare meno letale del Covid (0,5 con calcoli seri relativi ai contagi stimati ben al di là dei tamponi effettuati) poco importa. Basta assommare ai decessi del nuovo “morbo” decessi per altre patologie (del resto sono pratiche già utilizzate attualmente con il Covid) e far lavorare sodo nei media i menestrelli usi (vedi Mentana) a colossali farfanterie…

Ciò che importa è che il terrore rimanga nelle nostre menti. Il panico diffuso favorirà il distanziamento sociale propedeutico alla disgregazione delle relazioni sociali, ad un atomismo foriero di malattie psichiche e di impoverimento culturale e morale. Il panico penetrato fin dentro le nostre ossa ci renderà obbedienti ai diktat della teocrazia finanziaria-politica-scientifica…e saremo contenti, ritornati bambini, dei privilegi che ci doneranno (potrebbe essere un metro in meno di distanza, potrebbe essere il permesso di avvicinarsi all’amante, di toccare i libri in una cartolibreria…).

E, nel mentre, il Potere disporrà dell’economia, del lavoro, dello stato sociale, come meglio crederà. Il neoliberismo ha dato finora risultati non del tutto soddisfacenti perché non ha potuto dispiegarsi completamente. Senza lacci e lacciuoli creati da un popolo ribelle, potrà privatizzare anche mari e oceani, trivellare l’artico e l’antartico e disporre così dell’helicopter money per dispensare moneta ai miliardi di plebei che non avranno più nulla, neanche la capacità di abbracciarsi l’un l’altro nella comune sventura.

A tanto non c’era arrivato neanche il geniale Aldous Huxley, con il suo “Mondo nuovo


NOTE

1) Elias Canetti, scrittore bulgaro “Massa e potere” Milano 1972 
2) Giorgio Agamben “Distanziamento sociale” Quodlibet 6/4/20 
3) Aldous Huxley “Il mondo nuovo” Milano 1962

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